L’isola
Parte
quanto mi
costa scriverti questa lettera non sai. Ma queste mie parole sono necessarie
come necessarie alle tue onde sono le mie rive. Sono secoli che sono qui. Ma
che dico secoli, millenni. Arturo ha
racchiuso in me tutta la sua vita, lasciando fuori dai miei confini il resto
del mondo. E’ grazie a me se Robinson
Crusoe ha stretto amicizia con Venerdì. I Dik Dik mi hanno visto negli occhi
blu della gioventù. Sono meta di chi immagina la sua solitudine come un tesoro
da condividere con la persona giusta. E non ci sono per colui che non vuole
crescere mai. Si, insomma. Tutti passano da me, mi scoprono, mi attraversano,
mi stuprano. E poi…mi lasciano sola. “Hai i miei continui abbracci”, mi dirai.
E’ vero. Ma non mi bastano più. Voglio vedere il mondo. Voglio giocare con gli
scoiattoli di Central Park il lunedì mattina, vedere il sole di mezzanotte a
Capo Nord, ballare danze gitane con degli zingari andalusi e bere birra per le
strade di Berlino. Non voglio più essere lasciata sola. Voglio mischiarmi alla
gente. “Hai i miei continui abbracci”, mi ripeterai. Non sempre, amore mio, non
sempre. Quando sei calmo, ti accorgi di me appena, con indifferenza. Ho bisogno
di altro, di movimento. Non ne posso più di tutta questa staticità. M’inebrierò
di te un’ultima volta, poi partirò. Tu avrai altre rive da abbracciare, io
altri mari da ammirare. Forse tornerò. Tua,
Isola
Roberta
Magliocca
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